Michelangelo Buonarroti
97. Al cor di zolfo, a la carne di stoppa
Al cor di zolfo, a la carne di stoppa,
a l’ossa che di secco legno sièno;
a l’alma senza guida e senza freno
al desir pronto, a la vaghezza troppa;
a la cieca ragion debile e zoppa5
al vischio, a’ lacci di che ’l mondo è pieno;
non è gran maraviglia, in un baleno
arder nel primo foco che s’intoppa.
A la bell’arte che, se dal ciel seco
ciascun la porta, vince la natura,10
quantunche sé ben prema in ogni loco;
s’i’ nacqui a quella né sordo né cieco,
proporzionato a chi ’l cor m’arde e fura,
colpa è di chi m’ha destinato al foco.
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Michelangelo Buonarroti 97. Al cor di zolfo, a la carne di stoppa Al cor di zolfo, a la carne di stoppa, a l’ossa che di secco legno sièno; a l’alma senza guida e senza freno al desir pronto, a la vaghezza troppa; a la cieca ragion debile e zoppa5 al vischio, a’ lacci di che ’l mondo è pieno; non è gran maraviglia, in un baleno arder nel primo foco che s’intoppa. A la bell’arte che, se dal ciel seco ciascun la porta, vince la natura,10 quantunche sé ben prema in ogni loco; s’i’ nacqui a quella né sordo né cieco, proporzionato a chi ’l cor m’arde e fura, colpa è di chi m’ha destinato al foco.