Michelangelo Buonarroti - Rime
250. Quante dirne si de' non si può dire
Quante dirne si de’ non si può dire,
ché troppo agli orbi il suo splendor s’accese;
biasmar si può più ’l popol che l’offese,
c’al suo men pregio ogni maggior salire.
Questo discese a’ merti del fallire5
per l’util nostro, e poi a Dio ascese;
e le porte, che ’l ciel non gli contese,
la patria chiuse al suo giusto desire.
Ingrata, dico, e della suo fortuna
a suo danno nutrice; ond’è ben segno10
c’a’ più perfetti abonda di più guai.
Fra mille altre ragion sol ha quest’una:
se par non ebbe il suo exilio indegno,
simil uom né maggior non nacque mai.
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Michelangelo Buonarroti - Rime 250. Quante dirne si de' non si può dire Quante dirne si de’ non si può dire, ché troppo agli orbi il suo splendor s’accese; biasmar si può più ’l popol che l’offese, c’al suo men pregio ogni maggior salire. Questo discese a’ merti del fallire5 per l’util nostro, e poi a Dio ascese; e le porte, che ’l ciel non gli contese, la patria chiuse al suo giusto desire. Ingrata, dico, e della suo fortuna a suo danno nutrice; ond’è ben segno10 c’a’ più perfetti abonda di più guai. Fra mille altre ragion sol ha quest’una: se par non ebbe il suo exilio indegno, simil uom né maggior non nacque mai.