Michelangelo Buonarroti,
Rime 248. (Dal ciel discese)
Dal ciel discese, e col mortal suo, poi
che visto ebbe l’inferno giusto e ’l pio
ritornò vivo a contemplare Dio,
per dar di tutto il vero lume a noi.
Lucente stella, che co’ raggi suoi
fe’ chiaro a torto el nido ove nacq’io,
né sare’ ’l premio tutto ’l mondo rio;
tu sol, che la creasti, esser quel puoi.
Di Dante dico, che mal conosciute
fur l’opre suo da quel popolo ingrato
che solo a’ iusti manca di salute.
Fuss’io pur lui! c’a tal fortuna nato,
per l’aspro esilio suo, co’ la virtute,
dare’ del mondo il più felice stato.
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Michelangelo Buonarroti, Rime 248. (Dal ciel discese) Dal ciel discese, e col mortal suo, poi che visto ebbe l’inferno giusto e ’l pio ritornò vivo a contemplare Dio, per dar di tutto il vero lume a noi. Lucente stella, che co’ raggi suoi fe’ chiaro a torto el nido ove nacq’io, né sare’ ’l premio tutto ’l mondo rio; tu sol, che la creasti, esser quel puoi. Di Dante dico, che mal conosciute fur l’opre suo da quel popolo ingrato che solo a’ iusti manca di salute. Fuss’io pur lui! c’a tal fortuna nato, per l’aspro esilio suo, co’ la virtute, dare’ del mondo il più felice stato.